Milano Est Ovest
Milano da film, da Est a Ovest
La città che vibra di cinematografia: dal Neorealismo al cinema di genere, seguiamo il tracciato della Linea Blu per scoprire alcune location e pellicole
Milano: protagonista di molte storie soprattutto all’interno del cinema di genere.
Quando si parla di cinema italiano, si parla spesso di Roma. La città è da sempre la più amata dai registi che la utilizzano come set, ed è il centro dell’industria cinematografica. Il suo fascino non ha rivali. Milano, però, ha saputo distinguersi sul grande schermo per altre qualità.
La città meneghina, nel suo lungo rapporto con il grande schermo, è stata capace di raccontare storie vicine e reali. La Milano fredda e ostile, la Milano del crimine, la Milano del cambiamento e del lavoro; Milano come scenario ideale del racconto sull’attualità e la modernità.
Tra le strade del capoluogo milanese sono state girate centinaia di pellicole che vanno dal neorealismo al poliziesco, dal drammatico, alla commedia, alcune hanno trovato posto proprio nei pressi delle nuove fermate della Metro Blu. Tra queste spicca “Rocco e i suoi fratelli”, capolavoro neorealista del milanese Luchino Visconti.
Il film, ispirato dai racconti de “Il ponte della Ghisolfa” di Giovanni Testori, racconta la storia della famiglia Parondi, emigrata a Milano in cerca di fortuna, e della rivalità tra i due fratelli Rocco e Simone.
Annie Girardot e Renato Salvatori in un fermo immagine della pellicola
Annie Girardot e Renato Salvatori in un fermo immagine della pellicola
Le riprese furono svolte quasi interamente a Milano, che agli occhi dei protagonisti si presenta immensa, ostile e nebbiosa. Tra gli spazi freddi e geometrici che dominano la narrazione c’è anche uno dei vecchi casermoni di via Dalmazio Birago, quello scelto dalla famiglia Parondi come abitazione; ci troviamo qui nei pressi della fermata Argonne.
All’Idroscalo è invece ambientata una delle sequenze finali del film, ma fu soltanto una finta. Infatti, nonostante la scelta del regista e i lavori già iniziati per l’illuminazione e la scenografia, l’allora Presidente della Provincia, Adrio Casati, proibì a Visconti di fare riprese in loco. “Non abbiamo concesso a Luchino Visconti di girare all’Idroscalo”, disse il Presidente, “perché riteniamo che non si tratti di una pellicola propriamente di… bella vita. Noi pensiamo che l’Idroscalo stia per diventare il polmone della città: un luogo per gente sana, sportiva, per i giovani”. E così, alla fine, la scena fu girata sul lago di Fogliano, nei pressi di Latina decisamente lontano dalla fermata Linate della Linea Blu.
Spostandoci verso la fermata Tricolore, in corso Monforte, possiamo osservare il Palazzo della Prefettura di Milano. Qui, nel 1974, è stata girata una scena di “Mussolini: ultimo atto”, biopic di Carlo Lizzani sugli ultimi giorni di vita del dittatore. Le riprese sono state svolte tra Milano e Como e raccontano le vicende appena precedenti alla fine di Benito Mussolini interpretato da Rob Steiger prendendo spunto dalla versione ufficiale del Comitato di Liberazione Nazionale. La sede della Prefettura fu la dimora di Mussolini nelle ore precedenti la partenza per la Svizzera, rappresentate appunto nella pellicola. Una curiosità: nonostante l’ingresso del palazzo venga mostrato per alcune scene, quella della partenza è stata girata nel cortile (molto simile) di Palazzo Clerici.
Risaliamo verso il centro per fermarci in Piazza San Babila, dove nei paraggi possiamo ritrovare le location di due celebri pellicole: “Il ragazzo di campagna“ e “La notte“.
Piazza San Babila, nel secolo scorso
Piazza San Babila, nel secolo scorso
Il primo, firmato Castellano e Pipolo e interpretato da Renato Pozzetto, è diventato negli anni un piccolo cult. La storia che racconta è quella di Artemio, contadino lombardo che stufo della vita di campagna decide di trasferirsi nella metropoli milanese. Fin dall'uscita nelle sale, “Il ragazzo di campagna” emerse come uno snodo focale nella cultura cinematografica del Paese, essendo una tra le prime rappresentazioni satiriche delle contraddizioni della “Milano da bere”.
Fra molte scene girate in città, la più celebre è certamente l’arrivo in trattore di Artemio in centro, una sequenza surreale con i marciapiedi pieni di gente che osserva la lavorazione del film. Siamo in corso Vittorio Emanuele, all’altezza di Piazza San Carlo, quando Artemio viene fermato e fatto scendere dal suo trattore. Si avvierà quindi verso la vicina Piazza San Babila, dove reciterà l’indimenticata scena del sottopassaggio “col fischio”, scendendo proprio nella stazione della metropolitana.
Sempre vicino alla stazione San Babila, possiamo ritrovare anche un piccolo passaggio de “La Notte”, capitolo centrale della “trilogia dell’incomunicabilità” di Michelangelo Antonioni. La pellicola che ottenne l’Orso d’oro, il Nastro d’argento e il David di Donatello per la regia è incentrata sulla giornata di una coppia in crisi, interpretata da Marcello Mastroianni e Jeanne Moreau. Dalla mattina all’alba del giorno dopo, Antonioni muove la coppia in una Milano che dal centro alla periferia assume coordinate quasi magiche, diventando essa stessa un personaggio.
Tra i tanti scorci ripresi nelle varie scene, trova spazio anche Corso Europa, a poca distanza da piazza San Babila: la strada dove Giovanni e Lidia si trovano imbottigliati nel traffico prima di andare alla presentazione del libro di lui.
Marcello Mastroianni e Jeanne Moreau nei panni di Giovanni e Lidia
Marcello Mastroianni e Jeanne Moreau nei panni di Giovanni e Lidia
Cambiando zona e genere, ci addentriamo verso porta Ticinese e il poliziottesco con “Liberi armati pericolosi”, film del 1976 diretto da Romolo Guerrieri e tratto da un racconto di Giorgio Scerbanenco; un autore che incontreremo ancora. Questo noir giovanil-metropolitano segue le vicende di un gruppo di ragazzi che mette Milano a ferro e fuoco, inseguito dalla polizia (nella persona del commissario interpretato da Tomas Milian). La strada in cui la banda sta per investire un ragazzino è Corso di Porta Ticinese, accanto alle Colonne di San Lorenzo, a due passi dalla stazione Vetra. Nel film troviamo anche un esordio d’eccezione: quello di un giovanissimo Diego Abatantuono quasi irriconoscibile, senza baffi e doppiato in milanese, che interpreta uno dei “complici” dei ragazzi.
Vicino alla fermata Parco Solari possiamo invece ritrovare la location del primo noir di Fernando Di Leo, tratto da un romanzo sempre di Giorgio Scerbanenco, “I ragazzi del massacro”. Una pellicola cupa e piuttosto cruda, che racconta la storia dell’omicidio di una giovane insegnante di una scuola serale ad opera dei suoi allievi; sulle loro tracce, il commissario Duca Lamberti, interpretato da Pier Paolo Capponi. Siamo proprio in piazza Gaetano Filangieri, tra le fermate Sant’Ambrogio e Parco Solari, Duca Lamberti e Livia Ussaro (Susan Scott) vanno a prendere Carolina all'istituto minorile Cesare Beccaria.
Il carcere di San Vittore, a Milano
Il carcere di San Vittore, a Milano
Il film è l’inizio del sodalizio tra il regista e le opere dello scrittore, destinato a durare e a produrre ottimi frutti, tra cui il celebre “Milano Calibro 9“, di cui alcune scene prendono vita nella stessa zona.
Di Leo qui si rifà al genere poliziottesco, contaminandolo con pennellate noir e thriller, ispirato dai racconti dell’omonima antologia di Scerbanenco; in particolare, Stazione centrale ammazzare subito, Vietato essere felici e La vendetta è il miglior perdono.
Milano Calibro 9 è il primo capitolo della cosiddetta “trilogia del milieu” del regista e le vicende di Ugo Piazza (Gastone Moschin), un malvivente uscito di prigione che deve guardarsi le spalle sia dalle autorità che dall’ex boss che sospetta di lui.
Nel film è presente proprio il carcere di San Vittore, nella scena dove Ugo esce e viene recuperato da Rocco (un altro personaggio invischiato nella vicenda) che passa su di una Mercedes nera; siamo a qualche isolato dalla fermata Sant’Ambrogio.
Ci spostiamo verso ovest, per il film “Cosa voglio di più” del regista milanese Silvio Soldini con Alba Rohrwacher e Pierfrancesco Favino. Il rimando è chiaro, risuona la canzone di Lucio Battisti, sia nella trama che nel nome della protagonista. Anna conduce una vita felice e tranquilla col fidanzato Alessio, finché non incontra un uomo sposato:, Domenico.; Iil loro flirt si trasforma presto in una relazione clandestina, che sfugge al controllo dei due. La Milano di “Cosa voglio di più” è architettonicamente sfuggente a un'identificazione netta e topograficamente neutra, ma tra le varie location si riconosce il negozio dove lavora Alessio (Giuseppe Battiston): siamo in piazza Napoli 33, nei pressi della fermata Washington Bolivar.
Una veduta del Naviglio Grande
Una veduta del Naviglio Grande
Nel quartiere Giambellino ritroviamo invece le location di “Vallanzasca – Gli angeli del male“, film del 2010 diretto da Michele Placido con Kim Rossi Stuart, basato sulla vita del criminale milanese Renato Vallanzasca. Il giovane Vallanzasca visse nella zona dopo essere uscito dal carcere minorile Cesare Beccaria, affidato a sua “zia” Rosa, la prima moglie del padre, che risiedeva in via degli Apuli.
Nel film è presente via Paolo Segneri – dove troviamo anche l’omonima fermata, Segneri – , si tratta dell’indirizzo a cui si trova il negozio derubato da Vallanzasca e i suoi amici quando sono bambini.
Arriviamo finalmente dall’altro lato della città con “Il poliziotto è marcio”, un'altra pellicola di Di Leo, datata 1974. Il film ha come protagonista Luc Merenda nei panni del commissario Malacarne, un uomo corrotto e privo di scrupoli. Da incipit sembra aderire perfettamente agli stilemi del poliziottesco, ma proseguendo la visione la storia prende una piega sempre più noir e rivela un commissario ben lontano dal voler sconfiggere a tutti costi la criminalità (come richiederebbe il genere).
Lungo l’alzaia del Naviglio Grande si conclude l’iconica sequenza dell’adrenalinico inseguimento iniziale, che parte dal quartiere Ticinese e che si arresta proprio al capolinea della metro Blu, San Cristoforo.