Costruire il domani

Dissalatori a impatto zero: in Arabia il primo impianto

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Stazione Monte SantAngelo Napoli

Nuove prospettive di sostenibilità ambientale per i dissalatori: in Arabia si costruisce il primo impianto a impatto zero

29 settembre 2022 - L’immaginifica Neom, la smart city del futuro costruita dal nulla nel deserto saudita, si disseterà con acqua marina dissalata e lo farà a impatto zero, come è stato annunciato questa estate, aprendo prospettive del tutto nuove alla diffusione dei desalinatori nel mondo.

Da tempo infatti la sfida è quella di rendere la dissalazione sempre meno costosa e sempre più green. In primo luogo la sostenibilità passa dall’uso di energia rinnovabile, visto che si tratta di impianti con un elevato consumo di energia. La dissalazione effettuata con energie rinnovabili costituisce una delle sfide principali per il futuro dei Paesi soggetti a scarsità idrica e le zone aride, dove i dissalatori sono più usati, sono anche quelle con il maggior irraggiamento solare e quindi più adatte al fotovoltaico. Ma la tecnologia offre sempre nuove possibilità come dimostra il caso delle Canarie dove le autorità locali hanno firmato un accordo con la norvegese Ocean Oasis per la costruzione di un dissalatore che sarà collocato direttamente in mare per sfruttare l’energia prodotta dalle onde

Nuove idee per lo smaltimento della salamoia: dal Mit di Boston ai progetti Zero Brine in Europa 

Ma la questione che richiede maggiore attenzione dal punto di vista ambientale è lo smaltimento dei residui della produzione, la cosiddetta salamoia, che contiene una forte concentrazione di sali. Oggi, ogni giorno, al mondo vengono prodotti circa 100 miliardi di litri di acqua dalla dissalazione, che comportano una massa simile in termini di residui salini. Il loro smaltimento in mare comporta un notevole costo in termini energetici e una forte attenzione all’impatto che possono causare sull’ambiente perché la salamoia non è inquinante ma se viene riversata in mare in grosse quantità e in assenza di forti correnti che possano disperderla velocemente può causare un aumento della salinità delle acque, con effetti negativi sull’ecosistema marino

In Olanda, con i finanziamenti dell’Unione Europea, i progetti pilota Zero Brine (zero salamoia) hanno riprogettato lo schema per il trattamento della salamoia da un modello lineare a uno circolare per recuperare minerali, sali e acqua demineralizzata. In America, anche gli ingegneri del MIT di Boston hanno studiato un modo migliore per trattare gli scarti della desalinizzazione, convertendoli in utili sostanze chimiche, comprese quelle che possono rendere più efficiente il processo di desalinizzazione stesso. 

A Neom la città del futuro avrà il primo impianto a impatto zero

Tutto questo sta diventando realtà a Neom, la città che vuole essere un esempio mondiale di innovazione e sostenibilità ambientale. Qui verrà costruito un desalinatore che nel 2025 produrrà un milione di metri cubi di acqua potabile al giorno, ma già dall’anno prossimo sarà in funzione con una portata pari a un terzo del totale. Per la prima volta al mondo l’alimentazione energetica sarà garantita da idrogeno verde, cioè prodotto a sua volta con energie rinnovabili. L’impianto utilizzerà tecnologie innovative di separazione delle membrane per produrre acqua e flussi di salamoia concentrati. La salamoia generata dall'impianto sarà trattata per alimentare le industrie che utilizzano materie prime di sale industriale di elevata purezza, bromo, boro, potassio, gesso, magnesio e metalli rari. La salamoia quindi diventa un prodotto e non più un rifiuto, riducendo sostanzialmente a zero l'impatto ambientale e ridefinendo l'intero modello di business per i dissalatori del futuro. 

Anche l’Italia al lavoro per soluzioni sempre più ecosostenibili

Anche in Italia centri di ricerca come il Clean Water Center del Politecnico di Torino o aziende specializzate nel trattamento delle acque come Fisia Italimpianti (Gruppo Webuild) lavorano per migliorare le performance di costo e di impatto ambientale dei desalinizzatori, impianti che proprio secondo Webuild – recentemente tornata numero uno al mondo nel segmento acqua, al vertice della classifica dei più grandi contractor internazionali redatta da ENR, la più autorevole rivista statunitense del settore - potrebbero assicurare al nostro Paese una soluzione strutturale alle crisi idriche che i cambiamenti climatici aggraveranno nei prossimi anni. Il Gruppo ha anche presentato un progetto, denominato “Acqua per la vita”, che con la costruzione di 15/16 impianti in tutta Italia potrebbe risolvere in modo definitivo il problema di future crisi idriche.
 

"Acqua per la Vita"

La proposta di Webuild per trovare una soluzione alla crisi idrica del Paese

Dissalare l'acqua di mare può essere una soluzione alla crisi idrica? Pro e contro dei dissalatori
Acqua per la vita - Webuild
Acqua: la soluzione - Webuild
The Worth of Water - Webuild
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Grazie alla controllata Fisia Italimpianti, siamo partner strategico per clienti pubblici e privati in aree soggette a stress idrico come il Medio Oriente, dove realizziamo infrastrutture idriche fondamentali per milioni di persone.

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Lavoriamo ogni giorno alla gestione sostenibile dell'acqua in tutta la filiera idrica attraverso infrastrutture, progetti e opere capaci di incrementare la disponibilità idrica anche dove le risorse naturali risultano insufficienti o inquinate.

The Worth of Water - Webuild
Webuild water experience
Jebel Ali M Desalination Plant, UAE - Webuild Project
Yacyretá Hydroelectric Project, Argentina-Paraguay - Webuild Project
Karahnjukar Hydroelectric Project, Iceland - Webuild Project
Sogamoso Hydroelectric Project, Colombia - Webuild Project
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